Progetto per la Scuola Primaria “Muratori e Menotti Pio” – Milano
a.s. 2016/17 e 2017/18 – classi terze
IMPARARE COL CORPO
L’esercizio fisico come strumento educativo
Introduzione al Judo-educazione
Nel 1922 il fondatore, Kano Jigoro, dichiarava il Judo Kodokan completo nei suoi metodi e nei suoi scopi. Il judo è un esempio pragmatico: trasformava le ataviche conoscenze guerriere in un progetto educativo.
Rivalutando i valori della tradizione Kano Jigoro, consapevole dell’importanza dell’educazione dei giovani, proponeva il suo metodo attingendo dall’arte del combattimento trasformandola in una disciplina sportiva, educativa e morale. Consapevole che tutto è un continuo rinnovarsi, invitava i suoi collaboratori e allievi a continuare le ricerche in tutti i campi, al fine di adeguare il metodo judo alle nuove scoperte e renderlo utile ai bisogni degli uomini e della comunità.
I primi anni di vita sono fondamentali per dare linee guida a fini educativi, ci rivolgiamo a una fascia di età da noi valutata compatibile con la pratica del Judo, cioè dagli otto anni in avanti.
Si sottolinea che il judo viene presentato e praticato in forma giocosa.
Finalità educative: una didattica appropriata alla persona e non finalizzata al risultato sportivo.
Obiettivi generali
Fornire all’allievo, partendo dalle sue potenzialità, tutti gli strumenti per conseguire il miglior risultato possibile per il proprio benessere psico-fisico.
Obiettivi specifici
• potenziare la fiducia in se stesso; gli insegnanti sono impegnati a dare gratificazione per i risultati ottenuti;
• apprendere il principio della collaborazione; il judo si pratica in coppia, nell’addestramento i ruoli si scambiano, entrambi sono impegnati a migliorare;
• assunzione di responsabilità; le azioni non devono recare danno ne’ al compagno ne’ a se stessi;
• sviluppare capacità di attenzione, concentrazione. La competitività è strutturata per valorizzare la persona, le regole di responsabilità sono coerenti con gli obiettivi e il fine del judo, che è “il migliore impiego dell’energia, tutti insieme per progredire” (Kano, Jigoro);
• controllare l’emozione; il “randori”, la libera pratica, stimola la creatività e il problem solving perché è un ottimo strumento per modulare le proprie reazioni emotive e risolvere situazioni, sia in modo ragionato sia intuitivamente;
• imparare dalle differenze; nell’esercizio si impara il rispetto nei confronti dei compagni di pratica che sono tutti diversi e ognuno con le proprie capacità.
I modelli di riferimento per la pedagogia del judo sono: Marcello Bernardi (judoka, pediatra e pedagogista – 1922-2001); didattica del Judo: Cesare Barioli (judoka e maestro di judo – 1935-2012), Abbe Kenshiro (judoka e maestro di judo 1915-1985).
Educatori
I nostri insegnanti sono affiliati ACSI, ente riconosciuto dal CONI.
Responsabile del progetto, Maestro Giuseppe Piazza – 7° dan – CTN ACSI Nazionale.
Supervisione scientifica di Francesca Antonacci – Ricercatore di Pedagogia generale e sociale, Università Milano-Bicocca.
Dott.ssa Luana Borro, ha assistito alle lezioni per scrivere la sua tesi di Laurea: Voce alla dimensione corporea: il judo come pratica trasformativa. (clicca qui per leggerla)